Un imprenditore cinquantenne condannato per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati fiscali si trovava a scontare quattro anni e dieci mesi di detenzione.

Egli si rivolgeva agli avvocati Alessandro Luciano e Gianluca Ballosoci cofondatori dell’omonimo studio legale con sede in Padova e Rovigo – affinché potessero assisterlo per scontare la pena residua con la propria famiglia, in modo da rendere possibile un graduale reinserimento in società.

Gli avvocati, non appena superata la soglia di anni quattro di pena residua, formulavano istanza al Tribunale di Sorveglianza di Padova per richiedere la sostituzione della pena detentiva con la misura alternativa dell’affidamento in prova al Servizio Sociale ovvero della detenzione domiciliare (date le gravi condizioni di salute del detenuto, che richiedono cure particolari).

A mente dell’art. 47 ter dell’ordinamento penitenziario è prevista la possibilità per il condannato di avanzare formale istanza per la concessione di misura alternativa alla detenzione laddove sussistano i presupposti della reminiscenza del reo, dell’assenza di pericolosità sociale e dell’impossibilità di recidiva.

Il caso dell’imprenditore, a seguito di osservazione intramuraria, aveva ricevuto il parere positivo da parte dell’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (UEPE).

Il Tribunale di Sorveglianza, valutata l’istanza e vagliati i fattori di cui sopra, anche in considerazione della proposta di lavoro reperita dall’imprenditore, concedeva la misura dell’affidamento in prova al Servizio Sociale.

Scarica file pdf

keyboard_arrow_up