Patteggiamento in fase di indagini preliminari nei reati da “Codice Rosso”

A seguito di denuncia presentata dalla ex compagna per maltrattamenti, un uomo, attinto dall’avviso di conclusione delle indagini preliminari, si rivolgeva agli avvocati Alessandro Luciano e Gianluca Ballo – soci cofondatori dell’omonimo studio legale Luciano | Ballo & Associati – per comprendere se (ed a quali condizioni) sarebbe stato possibile evitare l’irrogazione di una pena detentiva.

Esaminati gli atti di indagine, i difensori valutavano l’opportunità di formulare un’istanza di applicazione della pena su richiesta ex art. 444 c.p.p. durante la fase delle indagini preliminari.

Prima conseguenza della scelta del rito alternativo in fase di indagini preliminari è l’ottenimento di un considerevole sconto di pena che, nel caso di specie, ha consentito all’uomo, incensurato, di godere anche del beneficio della sospensione condizionale.

Altro vantaggio è dato dal fatto che, in tale fase processuale, alla persona offesa è preclusa la formalizzazione della dichiarazione di costituzione di parte civile: motivo che osta alla possibilità di sollevare eccezioni circa la congruità della pena applicata, di impugnare la sentenza del GIP e di avanzare richieste di natura risarcitoria nei confronti dell’imputato.

Raggiunto l’accordo con il Pubblico Ministero, l’istanza avanzata dagli avvocati Luciano e Ballo veniva accolta dal GIP, che applicava all’uomo alla pena di un anno e dieci mesi, concedendo la sospensione condizionale della stessa subordinata al positivo esito di un percorso educativo della durata di sei mesi da svolgere presso un Ente/Associazione che presta assistenza alle vittime di maltrattamenti e altri reati del “Codice Rosso”.

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